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Oltre 5 milioni di residenti stranieri, in un anno 130 mila « nuovi italiani »

Un Paese che perde popolazione, dove si muore tanto e si nasce poco, e che attira (o lascia entrare) sempre meno immigrati. L’Italia fotografata oggi dall’Istat (Istituto Statistiche) non se la passa bene. 

Al 1° gennaio 2016 la popolazione totale è di 60 milioni 656 mila residenti, 139 mila in meno (-2,3 per mille) rispetto allo scorso anno. Nel 2015 ci sono state 653 mila morti  (+54 mila rispetto al 2014), con un tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, che è il più alto dal secondo dopoguerra in poi. Le nascite sono state invece 488 mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia

Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016, scrive l’Istat,  sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione residente totale. Rispetto al 1° gennaio 2015 si riscontra un incremento di appena 39 mila unità, con 200 mila unità aggiuntive per effetto delle migrazioni con l’estero e 56 mila unità aggiuntive per effetto della dinamica naturale (63 mila nati stranieri contro oltre 6 mila decessi), 81 mila unità in meno per effetto delle poste migratorie interne e per altri motivi. 

Vanno poi considerata la “sparizione” di 136 mila stranieri, che intanto sono diventati italiani, prendendo la cittadinanza. I numeri aumentano di anno in anno: le acquisizioni di cittadinanza furono 29 mila nel 2005, 66 mila nel 2010. Riguardano la popolazione straniera è da segnalare la cancellazione per altri motivi (prevalentemente motivi di irreperibilità) di circa 139 mila individui. 

Per il 2015 si stima un saldo migratorio netto con l’estero di 128 mila unità, corrispondente a un tasso del 2,1 per mille della popolazione. Questo risultato, appena un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico, è il frutto di 273 mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni nelle anagrafi. I ricercatori parlano sottolineano “una parziale perdita di attrattività del Paese nei confronti dei migranti internazionali”. Rispetto al 2007 le immigrazioni (erano 527 mila) si sono all’incirca dimezzate, mentre le emigrazioni (all’epoca 51 mila) sono quasi triplicate.

  La maggior parte dei flussi in ingresso nel Paese (90%) è rappresentata da cittadini stranieri. Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità straniera risultano, infatti, pari a 245 mila (-1,3% rispetto al 2014), mentre i rientri in patria degli italiani sono 28 mila (-5,6%). Per quanto riguarda le cancellazioni, si stimano 45 mila cancellati stranieri (-4,8% sul 2014), a fronte di circa 100 mila cancellati di cittadinanza italiana (+12,4%).

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