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IMMIGRAZIONE: Fuori gli immigrati? Succede all’improvviso in Russia, ed è un disastro

Essenza di un’assenza! 
 
Il crollo del rublo ha fatto fuggire i lavoratori stranieri, ai quali non conviene farsi sfruttare per paghe da fame. Ora non c’è più chi costruisce i palazzi, spala la neve o pulisce le scuole. 
 

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Finora l’avevamo visto solo al cinema, da « A day without a mexican » a « Cose dell’Altro Mondo« . Nel film di Patierno, un industriale veneto razzista interpretato da Diego Abatantuono vedeva miracolosamente esaudito il suo desiderio, la sparizione improvvisa di tutti gli immigrati. Le conseguenze erano comiche quanto disastrose.
 
In Russia sta succedendo davvero, e c’è poco da ridere. In un paio di settimane, oltre un milione di lavoratori immigrati tagiki, bielorussi, ucraini, uzbeki o di altri paesi della povera periferia dell’ex Urss sono andati via. Solo l’inizio di un’emorragia che pare inarrestabile quanto letale.
 
Il problema è che i russi non sembrano capaci o disposti a prendere i loro posti. Così a Mosca i marciapiedi sono impraticabili per le lastre di ghiaccio che nessuno rimuove più, a San Pietroburgo il sindaco ha invitato i cittadini a spalare la neve, scuole e musei sono sempre più sporchi, mentre i cantieri (che prima riuscivano a terminare un palazzone in un anno), i ristoranti e addirittura le cliniche private rischiano di fermarsi.
 
Cosa  è successo? Come scrive oggi Repubblica, hanno certo pesato le restrizioni della legge sull’immigrazione, che ora impone ad esempio una “perfetta conoscenza della lingua russa”. A fare però davvero la differenza, come sempre, è la situazione economica, con il rublo che oggi vale la metà rispetto alla scorsa estate.
 
Succede così che la misera paga media di 4.000 rubli al mese, che oggi al cambio valgono una cinquantina di euro, non conviene più nemmeno ai lavoratori immigrati. Soprattutto a fronte di quello che costava in termini di sfruttamento e umiliazioni: “turni” dall’alba a notte inoltrata, alloggi di fortuna con bagni a cielo aperto, minacce e ricatti dei datori di lavoro, sempre pronti a “rispedire a casa” chi alzava la testa.
 
Così si è compiuta la nemesi dell’ospite maltrattato: “Me ne vado, sono io a non volervi più. E sentirete la mia mancanza”.
 
Stranieriinitalia.it

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